La Cripta del Duomo di Salerno e la leggenda di Ariodeno Barbarossa
Culturaurbana- di Daniele Magliano-
Luogo principale e cuore spirituale della Cattedrale di Salerno dedicata all’Apostolo San Matteo, la Cripta custodisce le spoglie del Santo ed è raggiungibile mediante uno scalone marmoreo posto nella navata di sinistra a pochi passi dalla sagrestia. L’ambiente sacro ha perduto, agli inizi del seicento, il suo originario stile romanico per essere sottoposto a un rifacimento totale in stile barocco eseguito sotto la direzione degli architetti Domenico e del figlio Giulio Cesare Fontana. Essi realizzarono un elegante ambiente caratterizzato da una particolare scenografia il cui punto di riferimento risulta essere la doppia bronzea statua bifronte di San Matteo, del Michelangelo Naccherino ( 1606), posizionata al centro della Cripta, sotto la quale è situato il Santo Sepolcro di San Matteo, su cui si erge un doppio altare.
Di particolare bellezza, eleganza e raffinatezza è la volta della Cripta interamente stuccata e affrescata con scene dell’infanzia e della vita pubblica di Gesù ( 1611 ). Essa fu realizzata da Belisario Corenzio, pittore tardo-manierista.
Entrando in questo luogo, pieno di fascino in cui è tangibile la sua importanza storico-sacrale, sul lato orientale si può osservare l’abside centrale in cui si collocano le tre statue in bronzo dei Martiri salernitani
Fortunato, Gaio ed Ante, realizzati dallo scultore Gian Domenico Vinaccia nel 1680. In esso vi sono anche gli affreschi della vita dei martiri e del primo vescovo di Salerno, San Grammazio.
Nell’abside laterale di sinistra, invece, si apre un affresco raffigurante la madonna col bambino e le santi martiri di Pacecco De Rosa ( anni quaranta del XVII secolo ). Sempre nella parte orientale della Cripta,si presenta, un po’ più in ombra, un interessante abside sul quale più raramente l’attenzione dell’osservatore si sofferma ma che, a mio avviso, è il più interessante.
Nelle lunette createsi tra le pareti laterali e l’innesto delle volte,posizionate in esatta simmetria, ritroviamo, da una parte, la rappresentazione di Salerno vista dal mare con con l’assedio della città da parte di Ariodeno Barbarossa ( Giugno 1544 ) e, dall’altra parte, la sua liberazione.
I due affreschi realizzati entrambi all’inizio del XVII secolo sono di Belisario Corenzio e suscitano grande curiosità soprattutto per i particolari geografici ed urbanistici che caratterizzano il Capoluogo. Il più interessante sembra essere l’affresco di sinistra con l’episodio della tempesta che travolge la flotta turca di Ariodeno Barbarossa. La vista della città è a volo d’uccello da occidente. E’ ben evidenziata tutta la cinta difensiva che dal castello giunge fino al bastione dell’Annunziata muovendosi poi parallelamente alla linea della spiaggia con le mura interrotte dalla porta di Mare al centro e da un bastione centrale per poi raggiungere l’area orientale dove si scorgono le baracche della fiera. L’affresco fu realizzato poichè legato a una famosa leggenda nota come quella del Santo Protettore alla quale si legava la Festa del Barbarossa, che si teneva ogni anno il 27 Giugno sia a Salerno che ad Amalfi. Durante la festa si portavano in processione le reliquie del Santo Patrono. Questo avvenimento ha poi ispirato lo stemma del Comune di Salerno nel quale si raffigura San Matteo che reca nella mano sinistra il vangelo e con la destra benedice.
Lo stemma fu riconosciuto dalla Consulta Araldica del Regno nel 1938. Ma, ritornando all’avvenimento rappresentato nelle due lunette , si ricorda che il 27 Giugno del 1544 apparvero nel Golfo di Salerno le navi del turco Ariodeno Barbarossa , in arabo “ Khair-Ad-Din ” ( che tradotto vuol dire il bene della fede ), nato a Mitilene città dell’Impero Turco, oggi greca, e temuto da molti a causa delle sue ardimentose imprese tali da far stipulare addirittura un patto di non belligeranza con l’ammiraglio genovese Andrea Doria. Il giorno in cui la flotta del Barbarossa stava per assediare la Città di Salerno e la Costiera Amalfitana era molto limpido e senza vento : intanto l’imminente saccheggio allarmò le città di Amalfi e Salerno dove gli abitanti cercarono riparo lontano dai luoghi urbani.
Tutto il popolo salernitano si rifugiò in parte verso la Cattedrale e in parte verso le mura per difendere la città. A pochi istanti dall’imminente occupazione della città, quando la flotta era ormai in prossimità della linea di costa, un fortissimo temporale affondò le navi del corsaro. Miracolosamente, scampato il pericolo, le campane, che pochi istanti prima suonavano per l’incipiente rischio, si fermarono per poi ricominciare a festa mentre il cielo ritornava sereno. Tale episodio venne considerato dal popolo miracoloso e i salernitani ringraziarono San Matteo per lo scampata minaccia come gli Amalfitani Sant’Andrea. A seguito di tale evento ci furono numerosi festeggiamenti sia religiosi che civili. Ancora oggi, durante la festa cosiddetta dell’Alzata del Panno, che avviene ogni 21 Agosto esattamente un mese prima del giorno del Santo Patrono, si alza in prossimità dell’ingresso del Duomo, lato quadriportico, un panno sul quale è rappresentata la città di Salerno con San Matteo in alto e con la scritta in basso : “Salerno è mia : Io la difendo”, a imperitura memoria di un evento storico divenuto leggenda e parte di un folclore che si spera non svanisca nel disincanto di chi più non sente i suoi legami col passato.
Fotografie a cura dell’Architetto Daniele Magliano.
