Charles Aznavour: l’istrione è andato via
Chi segue questa rubrica avrà sicuramente intuito che non siamo interessati a trasformare queste pagine in un luogo di commemorazioni. Sono tanti gli artisti nel mondo che ogni giorno ci lasciano e non vogliamo ricordare la loro arte attraverso un necrologio che ha il sapore amaro del saluto definitivo, l’ultimo. Preferiamo ricordarli diversamente, magari in occasione di qualche uscita discografica postuma, proprio per non dimenticarli. Qualche volta però anche noi facciamo delle eccezioni, e le facciamo quando la morte di qualcuno, per quanto attesa e nella natura della vita stessa, è particolarmente dolorosa, come nel caso di Charles Aznavour, l’ultimo, il più grande, chansonnier francese.
Nato a Parigi nel 1924 da genitori armeni immigrati in Francia, il suo vero nome era Chahnourh Varinag Aznavourian. Inizialmente la sua carriera artistica non fu semplice sia per le sue origini armene sia per alcune delle sue composizioni, canzoni d’amore audaci e in alcuni casi decisamente troppo avanti per quei tempi (basti ricordare “Quel che si dice” una canzone di 50 anni fa il cui testo racconta la vita e le emozioni di un omosessuale).
Nel 1946 Charles Aznavour fu notato dalla grandissima Édith Piaf che decise di portarlo in tournée. Da quel momento inizia la vera carriera di Aznavour.
Il successo di pubblico però arriva verso la fine degli anni ’50 e con esso il primo contratto discografico nel 1958. Subito dopo firma anche per il suo primo ruolo da attore, l’altra faccia della sua vita artistica, che lo vedrà in seguito protagonista in film diretti da Jean Cocteau (Il testamento di Orfeo) e François Truffaut (Tirate sul pianista). Tutto ciò fece si che Aznavour potesse esibirsi anche oltre oceano con uno concerto alla Carnegie Hall e un primo disco tutto americano pubblicato dalla Reprise Records, l’etichetta discografica di Frank Sinatra.
Charles Aznavour era un poliglotta e ciò gli ha consentito di cantare in tantissime lingue, compreso l’italiano e addirittura il napoletano con il brano “Napule amica mia” scritto per Aznavour da Antonio Casaburi e Franco Chiaravalle. In Italia ha collaborato con i parolieri Giorgio Calabrese, Sergio Bardotti, Lorenzo Raggi e Nini Giacomelli e così sono nate le versioni italiane di quasi tutti i suoi grandi successi, tra i quali “La Bohèm”, “Com’è triste Venezia”, “l’Istrione” e forse la più famosa di tutte “Ed io tra di voi”.
Tanti sono stati i duetti con artiste italiane di prima grandezza come Mia Martini, Milva e Laura Pausini, ma ancora di più sono gli artisti italiani che hanno omaggiato Aznavour interpretando le sue canzoni a cominciare da Gino Paoli, Domenico Modugno, Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, e poi Enrico Ruggeri, Renato Zero, Franco Battiato e Massimo Ranieri a cui Charles Aznavour ha regalato un testo inedito da musicare, “Una canzone che parla d’amore sulla quale avevo lavorato” – dichiara Massimo Ranieri all’Agenzia Ansa – “ma che non ho inciso. Sentirò la famiglia e il manager per capire cosa farne“.
L’istrione è andato via, ma ci ha lasciato in eredità tante canzoni che ricorderanno ancora a lungo l’arte di Charles Aznavour.
Nicola Olivieri