Le trasformazioni urbane condivise
Entra il vigore il Regolamento sul “dibattito pubblico”-di Maria Gabriella Alfano-
La cronaca di questi anni insegna che non hanno vita facile le trasformazioni urbane non condivise dalla gente.
Per le opere pubbliche il coinvolgimento della cittadinanza che ne è la destinataria è auspicabile fin dalle prime fasi della progettazione.
Qualche tempo fa l’Ordine degli architetti che presiedevo, sperimentò un innovativo metodo di coinvolgimento della collettività, lanciando un concorso di idee per ”Un Ponte sul fiume Picentino”.
Scopo dell’iniziativa era ricevere proposte per connettere i due territori comunali di Salerno e Pontecagnano.
Parteciparono gruppi di professionisti da tutta la Campania che elaborarono proposte molto valide. I progetti furono esposti nei due comuni, alla visione e alla valutazione degli abitanti.
Erano presenti anche gli autori che fornirono spiegazioni e risposero alle domande dei visitatori. Questi ultimi furono poi invitati a votare il progetto preferito e ad inserire nell’urna la scheda con il voto.
Qualche giorno dopo, nella sede dell’Ordine, furono aperte le urne e fu effettuato lo spoglio pubblico, seguito in diretta dagli organi di informazione. Alla fine fu individuata la proposta vincitrice che fu inviata ai Sindaci dei due comuni affinché ne tenessero conto in sede di pianificazione.
Questa esperienza insegnò a noi professionisti dell’area tecnica l’importanza di condividere le nostre idee e dell’ascolto, comprese le voci di dissenso.
Ci insegnò anche che occorre imparare a rendere i progetti comprensibili a tutti, anche a chi non è un tecnico e che in definitiva, le parole d’ordine per il successo di piani e programmi devono essere “condivisione” e “comunicazione”.
In Francia in Germania e in altri paesi europei, l’avvio di progetti importanti è sempre accompagnato da “forum” dei cittadini creati per sondarne le opinioni.
Dalla metà degli anni 90 in Francia é stato sperimentato con ottimi risultati il débat public, il dibattito pubblico per coinvolgere i cittadini sui progetti di grandi opere infrastrutturali. In altri casi, sempre in Francia, si è fatto ricorso alla concertation préalable, la concertazione preliminare, attivata ancora prima della progettazione, per recepire gli umori dei cittadini sull’opportunità di realizzare o meno un intervento.
In Italia, in assenza di specifiche norme, vi sono state esperienze di singoli comuni come Genova o Milano. Alcune Regioni come la Toscana e la Puglia hanno approvato proprie leggi in materia.
Per quanto riguarda la normativa nazionale, il codice degli appalti nel 2016 ha previsto il dibattito pubblico per grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio e ha demandato ad un apposito Regolamento la fissazione dei criteri per l’individuazione delle opere, distinte per tipologia e soglie dimensionali, per le quali lo svolgimento del dibattito pubblico è obbligatorio.
Il 24 agosto 2018 è entrato in vigore il “Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico” (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76), che disciplina i casi in cui é obbligatoria la consultazione dei cittadini, la fase in cui deve essere effettuata, le modalità concrete da seguire e le caratteristiche del coordinatore del dibattito pubblico
Ci sono ora tutte le condizioni affinché questo importante strumento di democrazia venga utilizzato in modo da garantire la massima efficacia ai progetti di opere pubbliche, scongiurando onerose sospensioni dei lavori e spreco di risorse finanziarie.
