Intervista a Carmine Di Giandomenico: il fumetto d’autore a Salerno
Il disegnatore italiano che ha saputo conquistare Marvel e DC Comics al FantaExpo 2018 – di Sergio Del Vecchio-
Nato a Teramo, classe ’73, inizia la sua carriera con la miniserie Examen, scritta da Daniele Brolli. Nel 2005 sbarca nella patria di Stan Lee, lo storico Presidente della Marvel. Per la mitica “Casa delle Idee” realizza varie miniserie, fra cui la celebre “What If”, mettendo mano a personaggi come Superman, Wolverine e Daredevil, di cui propone una inedita versione delle origini. Nel 2008 torna in Italia per collaborare con la Bonelli, per cui disegna il secondo Dylan Dog Color Fest. Nel 2016 passa alla scuderia della DC Comics divenendo il disegnatore di riferimento della serie Flash di cui sposa il progetto di rilancio. Debutta come autore, sceneggiando e disegnando per la casa editrice SaldaPress Oudeis, un’opera in due volumi che rivisita l’Odissea in chiave moderna. All’ultimo Napoli Comicon è stata annunciata l’uscita della sua seconda prova d’autore, dal titolo “Leone – Appunti di una vita”.
Lo abbiamo incontrato al FantaExpo 2018.
-Qual è il tuo rapporto con la Smart Generation, la nuova generazione che con l’utilizzo dei cellulari sta perdendo il contatto con la carta stampata? Come vedi il futuro del fumetto?
“Penso che il cartaceo non morirà mai. Sta cambiando la formula della divulgazione delle storie a fumetti e dei personaggi a fumetti, tant’è vero che negli Stati Uniti stanno cominciando ad utilizzare dei format digitali per tablet, smartphone, etc. in modo da avvicinare una generazione che comunque vive una tecnologia che gli appartiene. Anche noi, quando eravamo piccoli, eravamo visti come alieni perché guardavamo la tv mentre i nostri genitori passavano il tempo, passeggiando per i campi, oppure rincorrendosi lungo gli argini dei fiumi. Diciamo che ogni generazione ha il suo intrattenimento. L’intrattenimento moderno oggi è YouTube, format più diretti e veloci però sempre legati all’ immagine. Negli Stati Uniti stanno iniziando a studiare questi nuovi format per rendere fruibili oggi storie e personaggi ormai divenuti leggenda, come Spider Man, Capitan America, Batman o Superman. In Italia questo fenomeno sta arrivando molto più lentamente, per esempio, anche la Bonelli stessa sta iniziando a creare delle collane più moderne, vedi “Audaci”, con una nuova sperimentazione grafica, in più sta facendo contratti con le major per delle serie televisive. Si sta aprendo ad un mercato che negli Stati Uniti esisteva già quasi dieci anni fa e da noi sta arrivando adesso”
-Nella tua carriera di disegnatore hai lavorato sia con la Bonelli che con la Marvel e la DC. Qual è il tuo rapporto coi personaggi del fumetto italiano e con i supereroi a stelle e strisce?
“Questa domanda me la fanno spesso e io rispondo sempre che ho un buon rapporto con il fumetto, che è un linguaggio, ed io cerco di piegare questo linguaggio alle esigenze della narrazione. Quindi per me non c’è differenza tra mercato italiano e mercato americano, cambiano i personaggi, cambiano le storie, però io cerco sempre di inserire nel fumetto il mio modo di raccontare, di avvicinarlo al mio modo di essere, nel pieno rispetto della commissione e del personaggio che sto raccontando. Non posso mettere delle vignette quadrate all’interno di Spider-Man, se no non è più Spider Man, anche se è nato con delle vignette classiche, vedendo John Romita senior e tanti altri, però il linguaggio moderno dei ragazzi di oggi è molto più accelerato e anche lo stesso dinamismo della vignetta è cambiato, basti vedere negli anni novanta i vari Jim Lee, Todd McFarlane, Rob Liefeld che hanno accelerato la narrazione con la sovrapposizione delle vignette. Ogni epoca ha il suo modo di raccontare ed io cerco di capire che storia devo raccontare, come per “Magneto Testament” (Marvel Knights-ed.) in cui ho inserito una narrazione più europea, quindi a vignette quadrate, come era negli anni settanta, perché non volevo che all’ attenzione del lettore non sfuggisse una tematica come l’Olocausto che era importante. Non dovevo accelerare la narrazione solo perché c’era una scena di lotta o qualcosa di simile”.
-Ci puoi anticipare qualcosa del tuo nuovo lavoro autoriale, “Leone – Appunti di una vita”?
“Il mio lavoro autoriale sarà una storia che parla di un uomo che non ha Google Maps. E questo secondo me è già fantascienza, oggi. A parte gli scherzi, è una storia in cui voglio raccontare i sentimenti. I giovani oggi non devono aver paura di buttarsi in avventure o sogni che vogliono inseguire, ovviamente sempre con la dovuta parsimonia ed educazione, senza idealizzare troppo le cose. L’Italia, l’Europa tutta, vivono una crisi economica e sociale, ma i giovani non devono perdere quel sogno di poter realizzare ciò che si vuol essere, di capire chi si è, prima di tutto, e poi perseguire quel che si sa”.
-Un’ultima battuta. Che impressione ti ha fatto Salerno e questo Festival del Fantasy?
“La città è molto bella e il Festival può crescere ulteriormente. La fiera è carina, ben strutturata, un bel momento di aggregazione, quindi che ben vengano manifestazioni come questa, in un periodo dove il digitale, internet creano una dissociazione con il reale e hanno sviluppato un nuovo umanesimo che io chiamo “leesmo” è bello invece che ci sia un punto di contatto”.