Salerno: il Piano Regolatore di cento anni fa: il Donzelli-Cavaccini
Culturaurbana-di Daniele Magliano-
La questione urbanistica e i dibattiti su tale argomento investono la città di Salerno fin dalla seconda metà del XIX secolo, con disparati esempi concreti già trattati in altri contesti giornalistici, di cui uno emblematico è certamente quello legato alla realizzazione della strada di collegamento tra l’allora nuova stazione ferroviaria e il nucleo urbano: Corso Vittorio Emanuele. Il progetto, realizzato da Francesco Saverio Malpica e Lorenzo Casalbore, fu illustrato al Consiglio Comunale nel novembre del 1866; per la prima volta si ipotizzava un’arteria che avrebbe comportato nei successivi decenni una sempre più incisiva volontà di espansione della città verso oriente e dunque verso la piana del fiume Irno.
A inizio XX secolo la dissertazione sullo sviluppo urbano comportò l’idea di realizzare uno strumento tecnico che fissasse anche i criteri relativi ad un eventuale Concorso per la formazione di un Piano Regolatore Comunale. Dopo aver pubblicato un Concorso per lo sviluppo di un Piano Quotato della Città ( 1910 ), si affidò ai napoletani Nicola Cavaccini ed Ernesto Donzelli l’esecuzione dello stesso piano accompagnato anche dal rilievo delle fogne, quest’ultimo sospeso, per volontà della Giunta Comunale, il primo Giugno 1914. Sempre nello stesso anno gli ingegneri presentarono la Pianta Quotata ( Eidipsometria generale dello stato attuale ) relativa alla zona orientale del Capoluogo fino al fiume Irno. L’anno successivo e precisamente nell’Aprile del 1915 Donzelli-
Cavaccini vinsero il bando di Concorso dal titolo “ Concorso per la formazione del Piano Regolatore della zona ad est della città ”. All’epoca, la prima concreta proposta urbanistica di ampliamento della città verso oriente. La tematica Piano Regolarore merita attenzione, non tanto dal punto di vista burocratico, ma principalmente per le interessanti soluzioni urbanistiche che proposero i progettisti. Si tratta di una eliografia acquerellata che immediatamente capta l’attenzione visiva di chi la osserva. La scelta dei colori è precisa : fabbricati esistenti ( il grigio ), fabbricati di progetto ( il rosa ), fabbricati da demolire ( l’ocra ) e fabbricati da sistemare ( il nocciola ). Si evidenziano, inoltre, le linee tramviarie con una striscia di color blu accompagnata dalle varie fermate ( numerate ).
In generale si denota subito una propensione verso una precisa distinzione tipologica delle abitazioni, tra villini e palazzine destinate alle classi sociali più agiate, posizionate per lo più a nord del tracciato ferroviario e in prossimità della stazione, per essere precisi nelle attuali zone di Piazza San Francesco, Stadio Vestuti fino alla sponda del fiume Irno in prossimità del vecchio Ponte Calcedonia, e gli li edifici destinati alla classe media che furono ipotizzati, quasi tutti, nella zona sud-ovest dell’asse ferroviario. Al centro del Piano Regolatore sono posizionate, poi, le aree d’interesse di pubblica utilità come : il Mercato, i Lavatoi pubblici, le Scuole Comunali e gli Edifici
Pubblici, i Bagni Popolari, e una chiesa, che era in precedenza appartenente al vecchio Cimitero. E’ un Piano che risente particolarmente delle idee urbanistiche francesci di Hausmann, con i caratteristici ampi viali alberati ( boulevars rettilinei ), di cui uno molto ampio quasi baricentrico rispetto alla nuova città e forse anche porticato, e una serie di rotatorie ( rond-points) stellari. Si scorge poi una interessante strada, a oriente, di Circonvallazione, a forma semiellittica, sempre alberata, che dal piazzale della Stazione ferroviaria, supera, mediante un sottopasso, la strada ferrata per raggiungere la vecchia strada del Fuso, ampliata e alberata anch’essa, a nord. In prossimità del fiume Irno gli ingegneri ipotizzarono una sorta di Villa Comunale ( Giardini Pubblici ) con superficie di quasi 35.000 mq., caratterizzata da numerose aiuole, alberi ombrosi, viali serpeggianti, piccole aree di sosta con fontane e un impianto per la musica e lo svago pubblico ( Cassa Armonica ). Nei giardini erano presenti anche 2 ponti che collegano le sponde dell’Irno.
La presenza di aree verdi nella parte nord e lungo il fiume Irno rispecchia, inoltre, anche la tipica organizzazione urbana su modello Howardiano della “ Città Giardino”. Si denota, poi, una volontà urbanistica fondata su un equo rapporto tra aree stradali, quelle destinate alla nuova edificazione e il verde che intendeva creare una calcolata espansione dell’abitato rispondente alle reali esigenze del traffico e della circolazione dei veicoli così detti “ …sia a trazione animale che meccanica.” Il P.R. si attiene in pieno alle regole dettate dalla Commissione aggiudicatrice del Concorso sulla salubrità dell’aria e dell’igiene e soprattutto sulla vivibilità “…..con la novella rete stradale verso oriente della città, non solo si preparino alla edificazione, zone tra le quali circoli abbondante aria e la luce, ma si predisponga, anzi si sproni allo squarciamento delle zone aggregate verso l’occidente con opportuni inviti ed allacciamenti stradali ”.Il Piano urbanistico, modificato ulteriormente negli anni, venne approvato definitivamente nel 1925, ma ormai la città aveva subito un forte incremento demografico e rimanendo davvero pochissime tracce di esso, come la realizzazione delle case popolari nei pressi dello Stadio Vestuti, il tutto venne stravolto anche a causa dell’ampia area pianeggiante di proprietà delle F.F.S.S. che bloccò la naturale prosecuzione del Piano trovando, dunque, non pochi ostacoli. Il Donzelli-Cavaccini fu poi superato con l’approvazione, in piena era fascista, del nuovo PRG redatto dall’Architetto Calza-Bini ( 1937 ).
(Il progetto del Piano Regolatore Donzelli-Cavaccini è custodito all’interno dell’Archivio Storico del Comune di Salerno)
