Resist! – le proteste, la fotografia e il patrimonio visivo degli anni ’60 in mostra al Bozar di Bruxelles

Resist!

È stata inaugurata da pochi giorni, nei locali del Bozar, il palazzo delle belle arti di Bruxelles, Resist! un’imponente mostra curata da Christine Eyene che ha esposto alcune delle immagini più iconiche dei movimenti degli anni ’60 che hanno segnato, anzi scosso, il mondo intero influenzandone anche la storia contemporanea.  Il progetto è incentrato sul tema della resistenza e della rivoluzione nel cinquantesimo anniversario delle proteste studentesche scoppiate a Parigi nel maggio 1968.

A partire dal titolo, imperativo e provocatorio, il concetto di base della mostra è l’idea di “resistenza” come filtro socio-politico adottato dai creatori di immagini, cioè da coloro che hanno cercato di rappresentare la libertà, i diritti umani e l’uguaglianza nel momento in cui erano oggetto delle proteste degli anni ’60, e anche se molti di questi ideali oggi sono rimasti ancora ideali, sono ugualmente meritevoli di essere protetti e tramandati attraverso le varie forme d’arte utilizzate per rappresentarli.

La mostra riunisce opere di personaggi fondamentali del mondo fotografico e fotogiornalistico, rappresentati attraverso immagini d’archivio e importanti resoconti visivi di prima mano, che mettono in risalto la naturale dedizione dei fotografi a documentare la storia e aumentare la consapevolezza di questioni cruciali umanistiche.

Non è semplice descrivere Resist!, proprio per le molteplici espressioni visive che il pubblico incontra attraversando le sale del Bozar. Forme d’arte visiva unite dallo stesso filo conduttore che è l’idea della resistenza a volte anche un po’ forzata come il video su chi è impegnato nell’agricoltura biologica e  in qualche modo deve resiste e opporsi ai massimi sistemi, per consentire alla natura di esprimersi e fare il suo corso in modo istintivo.

Insomma Resist! è una mostra che pone nella sua complessità diversi punti di riflessione: il primo è che le cose non cambiano, mutano i tempi, cambia il modo di comunicare, ma esisterà sempre un potere iniquo che va in qualche modo raccontato, denunciato e nel caso osteggiato. Per lo meno secondo la visione degli artisti qui rappresentati. Altra riflessione è su come sono davvero cambiati i tempi. Davanti ai ritratti di Martin Luther King o di Rosa Parks, non si può non pensare alla moderna politica, ai suoi leader, e realizzare che figure come quelle ritratte non hanno paragoni e forse non ne avranno mai. Dunque resistere, nel senso di avere forza, avere pazienza, saper capire  e saper aspettare se si vuole raggiungere l’obiettivo.

Chi ha la possibilità, magari per una breve vacanza a Bruxelles,  non si lasci scappare l’occasione di vedere la mostra perché  è davvero un’esposizione molto particolare,  potente ed efficace, articolata e mai banale. Se proprio devo trovare un difetto, dico che nella grande quantità di sezioni in cui è suddivisa, alcune di esse non esprimono il concetto di resistenza  nelle forme più immediate e il visitatore più percepire un senso di disorientamento, anche per il particolare allestimento apparentemente un po’ caotico. Ma forse questo aspetto più che un difetto è una raffinatezza, una strategia per sottolineare e rappresentate (quindi una mostra nella mostra) una situazione caotica come caotica può essere una rivoluzione.

Decisamente particolari sono gli spazi nei quali il visitatore può creare slogan, banner e poster.  La mostra resterà aperta fino alla fine di agosto.

Umberto Mancini

Umberto Mancini