“Pino è”, il concerto che non mette tutti d’accordo
E così il concerto commemorativo s’è fatto, in uno stadio pieno come un uovo, alla presenza di un pubblico emozionato e partecipativo, che era lì per ascoltare ancora una volta le canzoni del grande artista napoletano. Oggi, il giorno dopo, fioccano i commenti, quelli a favore e quelli contro (questi ultimi a dire il vero serpeggiavano sui social già mentre era in corso di svolgimento la grande kermesse).
Personalmente mi ritrovo in alcuni giudizi molto negativi, ma ci tengo a precisare che le critiche mai e poi mai sono state rivolte a Pino Daniele (come qualcuno ha erroneamente pensato o malignato), ma a coloro che hanno interpretato con sgangherata superficialità alcuni dei capolavori del grande artista, scivolando inevitabilmente e fragorosamente, al limite del ridicolo, quando hanno cantato in napoletano, per molti, il vero scoglio insuperabile delle canzoni di Pino Daniele.
Pino era Pino, con il suo carattere (non facile, a sentire chi lo ha frequentato) e il suo genio artistico e quando scriveva una canzone per qualcuno lo faceva sapendo per chi stava scrivendo. Ieri sera, invece, si è assistito, almeno nella prima parte del concerto, ad uno spettacolo molto deludente, con brutte esibizioni di artisti famosi che hanno sbagliato la scelta della canzone (nella maggior parte dei casi non scritte per loro) e di conseguenza l’interpretazione.
Detto questo, lo spettacolo non era facile da organizzare e non solo per il numero altissimo di artisti previsti dallo spettacolo, ma anche per i duetti speciali che ci sarebbero stati: cantanti dal vivo sul palco e Pino Daniele nelle immagini dei suoi vecchi video. Superate le prime difficoltà tecniche, come il rodaggio dell’organizzazione, della regia televisiva e degli stessi artisti, pian piano tutto si è incanalato nella giusta direzione, fino ad arrivare alla seconda parte del concerto che è risultata la migliore.
E veniamo alle esibizioni. Alcuni artisti proprio non avrebbero dovuto presentarsi su quel palco!
Per senso di eleganza non faccio nomi, ma è imbarazzante verificare che artisti famosi non abbiano saputo riconoscere i propri limiti. Cosa che invece fanno benissimo quei vecchi volponi di De Gregori e Venditti, i quali evitano di cadere nella trappola proponendo alcuni dei loro cavalli di battaglia legati in qualche modo alla memoria di Pino Daniele. A questo punto, però, mi sorge spontanea la domanda: perché De Gregori ha duettato con la moglie che non sa cantare? Non lo sapremo mai!
Particolarmente illuminante è stato l’intervento dell’attore Edoardo Leo che ha descritto molto bene il rapporto di Pino Daniele e dei suoi fan con la lingua napoletana e tutte le sfumature che quest’ultima nasconde dietro le parole usate dall’autore nelle sue canzoni. È una cosa veramente difficile, per chi non è cresciuto a Napoli, pronunciare correttamente quelle parole, con giusta enfasi e tono. Personalmente ne percepisco la differenza già ascoltando un campano cresciuto in una provincia diversa da Napoli, figuriamoci un cantante di un’altra regione d’Italia. Ma fortunatamente qualche eccezione c’è stata.
Giorgia, Mannoia, Elisa (tranne quando ha cominciato ad urlare come un’ossessa nell’esibizione con la Nannini), la stessa Nannini che forse era la più “scugnizza” di tutte, sono state le vere “signore” della serata con canzoni molto adatte alla loro cifra stilistica e magnificamente interpretate.
Tra i migliori anche Massimo Ranieri e a sorpresa Mario Biondi che con il suo vocione ha cantato benissimo e duettato con i ragazzi del Volo, penosi nel loro primo intervento sul palco e di tutt’altro registro nel duetto con il siciliano dalla voce nera. Troppo poco però per affermare che lo spettacolo sia stato bello.
In conclusione a questa breve cronaca televisiva di un evento molto atteso e inutilmente sovradimensionato, una cosa posso dirla con certezza: le canzoni di Pino Daniele devono essere cantate da Pino Daniele e basta. Pochi, troppo pochi, gli artisti che possono vantare le capacità per eseguirne alcune (e solo alcune) con il dovuto rispetto e la necessaria preparazione.
Di Pino Daniele ci restano, per fortuna, i dischi e i ricordi di chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo dal vivo. Ci auguriamo per il futuro di non assistere allo sfruttamento eccessivo della sua immagine e della sua musica per fini puramente commerciali, anche se i primi segnali sono già drammaticamente evidenti (vedi la storia dell’inedito, passato da certa stampa come il testamento artistico di Pino Daniele quando invece si tratta solo di un brano mediocre, uno scarto, che Pino Daniele non ha mai inserito in alcun disco).
Un plauso ai musicisti che hanno suonato dal vivo sul palco, praticamente quelli del tour “Nero a metà”, che hanno contribuito a rendere memorabile qualche esibizione e salvato (dal disastro totale) tutte le altre altre.
Nicola Olivieri