Rumore, killer sotto copertura

Inquinamento acustico, Italia in ritardo- di Vincenzo Iommazzo

Il rumore, ampiamente sottovalutato da vaste fasce della popolazione, soprattutto dai giovani che ne fanno grandi scorpacciate sia di giorno che di notte, ha destato da qualche anno l’attenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’organismo, fin dal 2011 ha lanciato allarmi sui rischi derivanti dall’inquinamento acustico che costituisce una vera e propria minaccia per la salute pubblica. Il rumore incide sulla vita delle persone diminuendone l’attesa di vita per malattia, disabilità o mortalità prematura e, nell’Europa occidentale, è responsabile di oltre un milione di anni di vita persi.
Sempre l’Oms calcola a circa 40 miliardi di euro all’anno i costi sociali generati per il 90% dal traffico veicolare, in aggiunta ai costi economici causati dalla diminuzione di valore dei condomìni posizionati in luoghi rumorosi e dalla perdita di produttività dei lavoratori vittime del fenomeno.

In Italia, inquinamento acustico record: siamo tra le nazioni peggiori in Europa per quanto riguarda i rumori di strada. L’ultima indagine promossa da Amplifon nel 2016 vede il 49,4% degli italiani esposti al rumore da traffico contro una media continentale del 42,9%: automobili e motorini, clacson, sirene e mezzi pubblici producono in media 82,2 decibel (dB), avvicinandosi pericolosamente al limite dei 90 dB, indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come soglia critica per evitare seri danni all’udito. Il caos sonoro, i cui picchi sono registrati a Palermo, Firenze, Torino, Milano, Roma, Bologna e Napoli, già al superamento dei 60 dB può causare insonnia, mal di testa, incremento della mortalità del 4%, probabilità di ictus maggiore del 5% e aumento dell’obesità.

A Salerno i dati 2017 del treno verde di Legambiente hanno certificato il superamento dei limiti di legge in quattro punti su cinque monitorati: Corso Cavour, all’altezza di Piazza Mazzini, via Posidonia all’incrocio con via Martiri Ungheresi, Largo Conforti Abate, via dei Greci 144, all’altezza della zona industriale dove sorgono le fonderie, via del Carmine, all’altezza di via Piave. In essi erano state eseguite a marzo scorso misurazioni, con il risultato poco in linea con il pur presente piano di zonizzazione acustico completato e adottato dal Comune nel 2002.
Quali possono essere i rimedi per rendere le città a “misura d’orecchio”? Se ne individuano svariati: favorire l’uso di veicoli elettrici, preferire le biciclette quando possibile, adottare e far rispettare limiti di velocità adeguati, favorire la diffusione del “car sharing”, aumentare il “verde urbano”, incentivare l’impiego di asfalto insonorizzante e favorire la diffusione di pneumatici realizzati con materiali a bassa emissione sonora.

Un’altra soluzione che si va facendo strada è quella di impiegare il polverino ricavato dagli stessi pneumatici a fine vita per aggiungerlo al conglomerato bituminoso e così rendere le strade più resistenti e, soprattutto, meno rumorose. Non vi persuade? Provare per credere, si augura Giovanni Corbetta, direttore generale del consorzio Ecopneus, non lasciandosi frenare per ora da fattori economici, culturali e normativi. Il maggior costo del nuovo tipo di pavimentazione sarebbe ampiamente compensato dalla maggiore durata e dalla decisa diminuzione dell’inquinamento acustico. E’ auspicabile un decreto ministeriale ad hoc per dare certezza agli enti pubblici della qualifica del polverino come “materia prima seconda” (rifiuto recuperato e riciclato) nell’ottica dell’economia circolare sempre più caldeggiata per rendere il pianeta ecosostenibile.

In ogni caso, l’Italia farà bene ad adempiere alla direttiva europea sul rumore, che prevede la mappatura del fenomeno sul territorio e da essa avviare adeguati piani di azione per attestare l’inquinamento acustico sotto i 55 dB di soglia massima tollerabile. Il nostro Paese, benché ripetutamente sollecitato, continua a latitare non avendo completata la documentazione prevista e si avvia, con ogni probabilità, a subire una procedura di infrazione, l’ennesima, da parte della Commissione Europea. Restano solo due mesi per scongiurare multe e brutte figure verso i partner europei.

Vincenzo Iommazzo

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