Ciao Davide

SportNews24-di Emanuele Petrarca-

Sembrava un weekend come tanti in compagnia di un campionato che quest’anno si sta dimostrando esaltante e avvincente. Sembrava un weekend in cui divertimento, tifo, rivalità ed un pallone potessero farli da padrone. Sembrava il preludio di una giornata calcistica che già il giorno prima aveva, tra gol allo scadere e pirotecniche goleade, messo questo sport al centro dell’attenzione mediatica.

Sembrava…ma così non è stato, perché oggi il mondo del calcio e non si sono svegliati con una notizia agghiacciante che ha stroncato ogni tipo di entusiasmo. Davide Astori, 31enne difensore e capitano della Fiorentina, è stato trovato morto nella sua stanza d’albergo ad Udine, dove alloggiava la squadra in vista del match di campionato che si sarebbe svolto nel pomeriggio, per arresto cardiocircolatorio.

Il tifo si ferma, il divertimento si spegne, il pallone smette di rotolare anch’egli triste per la morte di un suo amico che ha dato tutto per lui, anche la vita. Davide Astori è stato simbolo di un calcio pulito, pieno di emozioni e gioie. Un calcio, mai cattivo, mai polemico, ma sempre corretto e sorridente. È proprio il suo sorriso, sempre stampato sulla faccia, il ricordo più bello e più sincero che Davide ci ha lasciato. Il sorriso di un ragazzo perbene ed un giocatore esemplare, che interpretava il gioco del calcio nel senso più puro possibile: il divertimento.

Le strade di Davide Astori e del calcio si intrecciano nel 1999, quando entrò a far parte del Ponte San Pietro e in seguito integrato nelle giovanili del Milan, e da quell’anno non si separeranno mai più. Prima Pizzighettone, poi Cremonese, proseguendo con la grande esperienza al Cagliari in cui Astori ha collezionato più di 150 presenze e di cui ne era diventato simbolo, poi il trasferimento alla Roma e l’anno dopo l’approdo alla Fiorentina di cui ne diventa anche il capitano e icona della ricostruzione della squadra Viola. Carriera che ha regalato ad Astori anche la gioia di indossare la maglia azzurra della nazionale. Prestazioni spesso e volentieri sopra le righe accompagnate sempre dal sorriso di chi ama questo sport e la professionalità, simbolo del suo rispetto per il pallone, che solo un capitano come lui poteva avere.

Il calcio mondiale si unisce al lutto della famiglia, degli amici e della Fiorentina, ritrovatasi senza più il proprio simbolo moderno, il proprio capitano e con un armadietto del Franchi diventato incredibilmente vuoto senza più la maglia numero 13 che ha accompagnato Davide in mille battaglie. Davide se ne va da leader, con la fascia da capitano attorno al braccio, con il rispetto di milioni di persone tra amici, tifosi e colleghi e con quell’amore e quel rispetto per il pallone che anche nei suoi ultimi giorni, siamo sicuri, l’abbia fatto sorridere.

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