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Lo storico opificio Vitologatti: un possibile scenario inquietante

Culturaurbana-di Daniele Magliano-

Quanti salernitani hanno conosciuto e bevuto l’acqua Vitologatti? Di sicuro quelli della mia generazione , nati negli anni settanta, sì!La storia dello stabilimento Vitologatti non è recente, come molti potrebbero pensare, ma la sua nascita risale alla seconda metà del XIX secolo. Ci troviamo nell’area nord di Salerno, precisamente nel quartiere Fratte, lungo la sponda del torrente Grancano, dove già negli anni ’70 dell’ottocento erano presenti tre sorgenti di acque minerali con un piccolo stabilimento in prossimità delle stesse. Su un giornale locale “ La Luce” del Giugno 1893 è riportata la pubblicità dell’acqua minerale acidula- effervescente-alcalina Vitolo-Gatti. Si evidenziano le accurate analisi organolettiche eseguite da numerosi chimici dell’epoca esponenti dell’Università di Napoli, o anche da parte di semplici esperti sempre napoletani e tutte le proprietà terapeutiche dell’acqua. Nel testo leggiamo : “ Il sempre crescente numero degl’infermi di malattia lunghe , tediose e restie ad altri rimedi, che si guariscono coll’uso esterno ed interno di detta acqua, basta a dimostrarlo matematicamente. Essa è indicata nel catarro cronico…..negli emorroidi- nel catarro vescicale, nel catarro utero-vaginale…..nel catarro delle vie biliari e nella calcolosi epatica….nel reumatismo articolare e muscolare…..”.Si pubblicava anche il tariffario dei bagni, divisi in fresco e in temperato con doccia, e doccia ed irrigazione. Nel 1894, a cura dell’Ingegnere Antonio Rossi, un’ulteriore e più dettagliata planimetria della Vitologatti (custodita nell’Archivio di Stato di Salerno) evidenzia le tre sorgive con le lettere A-B e C. Le sorgenti erano rinchiuse in piccoli casotti e quella indicata con la lettera B era utilizzata esclusivamente per i bagni termali , divisi in caldi e freddi, mentre per le altre, l’acqua veniva direttamente imbottigliata. A fine ottocento venne pubblicato un opuscoletto firmato dal Dott. Salvatore Marano con una relazione riguardante le caratteristiche idrogeologiche dell’acqua minerale di Fratte di Salerno, caratteristiche rimaste immutate fino alle ultime analisi effettiate agli inizi degli anni 2000.Venti anni dopo, precisamente nel 1823, un’ulteriore perizia dell’Ingegnere Ernesto Ferruzzi, ben dettagliata nella sua rappresentazione planimetrica, riporta su carta tutta la proprietà della Società Commerciale Vitolo-Gatti in Contrada Brignano presso Fratte di Salerno. Nella rappresentazione, dal bel cromatismo sgargiante, si nota il Torrente Grancano che delimita a nord la proprietà, la “ strada di accesso allo Stabilimento balneare e Sorgenti ”, proveniente dal sottopasso della ferrovia Salerno-Sanseverino, lo spiazzo davanti il corpo di fabbrica, il suo giardino, il fumaiolo, e tutti gli ambienti interni numerati . Sono presenti non più tre sorgive ma due evidenziate con le lettere A e C. L’acqua era utilizzata solo per l’imbottigliamento dato che lo stabilimento termale era entrato in disuso, sebbene la Vitologatti abbia fatto parte della vita dei salernitani per decenni e per tutto il XX secolo! Le sorti della società, dopo un forte rilancio pubblicitario avvenuto alla fine degli anni ’90 dello scorso secolo, purtroppo iniziarono a non essere positive con il XXI secolo. Ricordo, nel luglio del 2002, una interessante iniziativa voluta dall’Archivio di Stato dal titolo “ Le acque minerali Vitolo-Gatti nella Valle dell’Irno ( secoli XIX – XX ), accompagnata da una mostra documentaria e iconografica presente nello spiazzo dello stesso stabilimento. All’inizio di questo decennio, dopo una proceduta fallimentare, l’area venduta a un’impresa edile, diventa nel frattempo scenario per l’impianto di un complesso residenziale, un grattacielo vagamente ispirato al modello del bosco verticale milanese ((a fortissimo impatto ambientale ), accompagnato dal volere della Ragion di Stato di applicare un conseguenziale cambio di destinazione d’uso dell’area.Stando al progetto, soltanto la vecchia ciminiera dovrebbe essere recuperata e illuminata, mentre l’acqua nelle sorgive verrebbe portata all’interno di una fontana posizionata in una piazza pubblica, quasi una sorta di contentino concesso al popolo salernitano!Parallelamente penso all’area delle antiche Terme Campione, alla sua palazzina balneare in stile liberty, abbattuta, e a tutto il lotto che ha subito nel tempo una incessante cementificazione laddove erano vive sorgive termali. Non possiamo dimenticare e cancellare con un colpo di Archistar quella che è stata un’importante fabbrica e tutta la sua storia. In un’epoca in cui si discute di buona architettura e di recupero dei vecchi opifici industriali, in cui le tematiche della cosiddetta detta archeologia industriale sono di grande interesse, cosa vediamo a Fratte? Soltanto meri interventi speculativi sempre a danno della città e dei sui cittadini.

Come si può procedere con leggerezza alla cancellazione di un’opificio storico ottocentesco a tutt’oggi in buon stato di conservazione? Non sempre si può accettare l’interesse privato a discapito di quello comune. L’opificio storico potrebbe diventare un luogo di aggregazione pubblica, una SPA ( Salus per Aquam ) o un centro benessere accompagnato da negozi, verde attrezzato e luoghi d’interesse culturale. E’ dovere di tutti salvaguardare il nostro territorio che, urbanisticamente parlando, negli ultimi anni è stato letteralmente violentato. Spero davvero che questo ultimo lembo di terra non subisca ulteriori scempi, e resto con la speranza che l’intervento futuro su tale luogo sia veramente rispettoso della sua memoria storica.

Le foto esterne della Vitologatti  sono state gentilmemte concesse da Pasquale Mastroroberto. Le foto delle planimetrie custodite  nell’Archivio di Stato di Salerno e degli elaborati storici sono dell’Architetto Daniele Magliano

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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