Lo Yacht Elettra laboratorio del Genio Italiano
Guglielmo Marconi la rese leggendaria-Vincenzo Iommazzo-
Lo scorso anno la commemorazione di Guglielmo Marconi al Senato, in occasione degli 80 anni dalla scomparsa, ha fatto rinascere l’interesse per il progetto di ricostruzione di una copia della Elettra, l’elegante yacht a vapore che il grande scienziato comprò per 21.000 sterline nel 1919.
Il vascello, varato in Scozia nel 1904, era stato prima trasformato in nave militare per esigenze belliche e alla fine del primo conflitto mondiale messo all’asta dall’ammiragliato britannico. Marconi se lo aggiudicò e, dopo averlo attrezzato come laboratorio galleggiante a Napoli e a La Spezia, lo utilizzò per molti esperimenti solcando i mari di tutto il mondo.Alla sua morte, nel 1937, la nave fu venduta al Ministero delle Comunicazioni che la lasciò attraccata nel porto di Trieste. Sequestrata dai tedeschi nel 1944, colpita da aerei alleati e resa inattiva, dopo circa vent’anni fu di nuovo resa all’Italia che in quel momento non ne curò il ripristino, non trovando di meglio che sezionarla in diverse parti, destinate ad istituzioni che ne avevano fatto richiesta.
Dove sono oggi i vari pezzi dello scafo e apparati dell’Elettra? Ricaviamo le informazioni a riguardo dall’esaustivo articolo di Mario Marzari, pubblicato su Nautica 403 di Novembre 1995:
La parte poppiera con elica e timone è sistemata presso Telespazio nella Piana del Fucino. A Roma, nel Museo delle Comunicazioni c’è la dinamo a vapore, mentre all’EUR è stata ricostruita la cabina in cui lo scienziato aveva effettuato i suoi esperimenti. La sezione trasversale costituita da sei ordinate è stata sistemata nel giardino della Villa Grifone di Pontecchio, sede della Fondazione Marconi. Al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano sono conservate gran parte delle apparecchiature di bordo. L’impianto propulsivo costituito dalla macchina alternativa e dalle caldaie è conservato nelle sale del Museo storico navale di Venezia. A Villa Durazzo in Santa Margherita Ligure c’è una parte dello scafo. All’entrata del Museo del mare di Trieste è sistemata la sezione trasversale centrale della nave, costituita da due ordinate, unitamente all’ancora. Nella sala dedicata a Marconi, alcune apparecchiature tra cui l’ecometro, alcune valvole ed il tasto con cui lo scienziato trasmise l’impulso per accende re le luci a Sidney. A Padriciano, presso Trieste, in una palazzina dell’ex campo profughi, sono stati trasferiti gli alberi della nave, prima allocati nel castello di S. Giusto in un ambiente troppo umido. L’alberetto, ottimamente restaurato dall’artigiano Aldo Franceschini, è stato adibito ad alzabandiera nel piazzale antistante l’International maritime academy di Trieste.Tutta la prua – circa 8 metri di altezza per 19 di lunghezza – dal settembre 2000 è stata posizionata definitivamente di fronte alla sede del Centro Radioelettrico Sperimentale intitolato a Guglielmo Marconi nell’Area di Ricerca di Padriciano.Inoltre, un pezzo della fiancata è conservato come monumento presso il Palazzo delle poste di Mestre, mentre a Muggia l’associazione “Fameia muiesana” conserva il tornio di bordo, ben ripulito. Una piccola sezione dell’imbarcazione è presso il Circolo Marconi di Sidney ed ancora singoli piccoli pezzi sono sparsi in altre località.
La ricostruzione dell’Elettra rappresenterebbe per l’Italia uno straordinario arricchimento del patrimonio storico-nautico, attesa la scarsità di cimeli sopravvissuti nel nostro Paese alle demolizioni, mentre in altre nazioni, Gran Bretagna in testa, si sono moltiplicati i progetti di ricostruzione di navi storiche. Da noi, se vi è una nave di cui varrebbe la pena di mettere in cantiere un progetto per farla rinascere, questa è l’Elettra, uno degli scafi più noti e famosi del Novecento. Senza contare il grande valore simbolico e commemorativo attribuito a quello scafo su cui si è rivelato il genio scientifico e culturale del nostro Paese, da quel momento apprezzato nel mondo.
Tutto ciò è stato anche ricordato al Senato dove, nel corso della commemorazione, si sono registrati interventi oltre che del presidente Pietro Grasso e del senatore Lucio Barani, di membri della Fondazione che porta il nome del grande scienziato, premio Nobel per la fisica nel 1909, rappresentanti della comunità scientifica ed esperti di telecomunicazioni italiani ed europei. Tra essi il presidente della fondazione Marconi prof. Gabriele Falciasecca, l’ing. Luciano Baldacci già direttore Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico e Francois Rancy direttore dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni.
Il progetto potrebbe essere portato avanti con l’intervento del governo italiano, di sponsor privati e, perché no, della Comunità Europea.I costi di manutenzione potrebbero essere coperti dai vari impieghi del vascello di sicuro richiamo turistico e scientifico, utilizzabile da un Museo del Mare per arricchire indiscutibilmente il valore del proprio patrimonio, come nave scuola, per corsi ad allievi della marina civile e militare, come primo suggestivo laboratorio di fisica e telecomunicazioni per ragazzi, oltre che per eventi di rappresentanza e la promozione del Made in Italy.
La riuscita del progetto affermerebbe la voglia condivisa di riconquista di alti valori multiculturali da offrire alla riflessione delle giovani generazioni, e non solo, mostrando come Guglielmo Marconi, con le scoperte sperimentate da bordo del suo yacht, abbia avvicinato e reso più sicuri i popoli e gli immensi spazi del pianeta.
