5 Dicembre: Giornata mondiale del Suolo
Il rapporto dell’ISPRA per ricordarci cosa perdiamo-di Vincenzo Iommazzo-
Trenta secondi impieghiamo di solito per bere un caffè: in questo piccolo lasso di tempo, in Italia vengono cementificati 90 mq. di suolo. Lo afferma Paolo Pileri docente al politecnico di Milano che insieme a Luca Mercalli, Andrea Segrè e Donatella Bianchi animano lo spot dell’ISPRA per ricordare cosa perdiamo continuando a disinteressarci di quello che abbiamo sotto i piedi.
Il consumo di suolo, la sua perdita a causa della trasformazione di aree agricole e naturali con la costruzione di edifici, infrastrutture o altre coperture artificiali, comporta la progressiva diminuzione di una risorsa naturale che serve a produrre cibo. Senza suolo non si mangia e non si beve, peggiora il clima, aumenta il rischio di inondazioni, degrada la qualità della vita.
Secondo i dati pubblicati da ISPRA, relativi al semestre novembre 2015/maggio 2016, nonostante la crisi economica che ne ha rallentato l’incremento, i nuovi manufatti artificiali hanno coperto in Italia quasi 30 ettari al giorno per un totale di 5 mila ettari di territorio. Come se in pochi mesi avessimo costruito 200.000 villette. Pur con una velocità ridotta, che si attesta quest’anno sui 3 mq. al secondo, il consumo di suolo continua inesorabilmente ad aumentare cancellando, al 2016, 23 mila kmq. pari alla dimensione di Campania, Molise e Liguria messe insieme: il 7,6% del territorio nazionale.
Il rapporto analizza i risultati negativi di varie aree del Paese. In tutto sono 15 le regioni che hanno perso una percentuale di suolo superiore al 5%; tra queste Lombardia, Veneto (entrambe con oltre il 12%) e Campania (oltre il 10%), mentre gli incrementi maggiori in valori assoluti, sono avvenuti in Lombardia (648 ettari di nuove superfici artificiali), Sicilia (585 ettari), e Veneto (563).
Per quanto riguarda le province, poco virtuose si dimostrano Napoli e Milano con oltre il 30% di consumo di suolo rispetto al territorio amministrato.
Tra i Comuni italiani nei quali l’incremento negativo è stato maggiore in valore assoluto si segnalano Eboli (57 ettari), Roma (54 ettari) e Alcamo (Trapani, 52 ettari).
Ce n’è abbastanza per decidere di celebrare il 5 dicembre come “giornata mondiale del suolo”, per aumentare la consapevolezza dell’importanza di questa risorsa ambientale, preziosa in quanto da essa dipende la nostra sopravvivenza, ma anche fragile, nascosta e non rinnovabile, il cui valore è poco percepito dalla società.
Oggi il suolo è minacciato da pressioni naturali e antropiche crescenti che stanno degradando, spesso in maniera irreversibile, le sue insostituibili funzioni produttive, ambientali e socio-culturali. La tutela del suolo, del patrimonio ambientale, del paesaggio e il riconoscimento del valore del capitale naturale sono compiti e temi che ci richiama anche l’Europa, e sono ancor più fondamentali per noi, alla luce delle particolari condizioni di fragilità e di criticità del Paese.
Il rapporto accende i riflettori anche sull’aspetto strettamente economico. Le stime ISPRA evidenziano come il consumo di suolo degli ultimi quattro anni abbia portato a maggiori costi, valutabili tra i 600 e i 900 milioni di euro l’anno, a causa di servizi ecosistemici non più assicurati da un territorio ormai artificializzato.
Indubbiamente un onere che non potremo permetterci a lungo.
