Incendi: le Associazioni chiedono Stop alla Caccia
Lettera a Regione Campania di WWF, LEGAMBIENTE, LIPU, ENPA, LAV
Dopo il picco di allarme nel mese di luglio, le notizie sugli incendi e sulla mancanza d’acqua sono quasi scomparse dall’attenzione generale. Si sa, le vacanze incombono e il rito annuale della chiusura di ogni attività, anche mentale, non può subire eccezioni.
Tuttavia, persistono sia la mancanza d’acqua che gli incendi per i quali si lamentano anche delle vittime, senza contare il già prevedibile rischio idrogeologico che si potrà materializzare all’apparire delle prime piogge consistenti sui terreni diventati cenere.
In attesa di conoscere quali provvedimenti si intendano prendere per risolvere questi gravi e ormai endemici problemi, il Wwf insieme alle maggiori associazioni ambientaliste nazionali Lipu, Legambiente, Enpa e LAV Lega Antivivisezione, chiede al Ministro dell’Ambiente e ai Presidenti di Regione di sospendere l’annata venatoria, per limitare i danni al patrimonio naturale già fortemente compromesso dal disastro ambientale che si sta consumando in Italia.
Solo per soffermarci sul nostro territorio, il fuoco ha distrutto intere aree boschive e danneggiato fortemente la fauna anche in zone protette, dal Vesuvio alla Riserva degli Astroni, dai Monti Lattari a tutta la Costiera Sorrentino-Amalfitana, dal parco Nazionale del Cilento fino a Giugliano e provincia di Caserta, senza risparmiare nemmeno abitazioni, strutture turistiche e piccoli centri evacuati nottetempo in diverse località.
“Sono da considerare diversi aspetti, tutti molto gravi – dichiara Piernazario Antelmi delegato WWF Campania: Gli animali e le specie vegetali sono ininterrottamente sottoposti a stress termico e alimentare senza precedenti. A causa della grande quantità di incendi sviluppatisi in aree protette, si assiste a consistenti fenomeni di spopolamento e fuoriuscita di fauna verso altri siti meno protetti. Le aree boschive interessate da incendi e dalla prolungata siccità (di ora in ora se ne aggiungono di nuove) erano abitate da migliaia di esemplari di avifauna e di mammiferi in riproduzione o con i propri piccoli, di cui si può solo immaginare il triste destino. Le zone di sostentamento di molte specie sono repentinamente mutate in maniera sostanziale, per i motivi precedentemente illustrati, non garantendo più il tradizionale rifugio ed il sostentamento delle specie”.
Per le associazioni si configura un vero e proprio disastro ambientale, per cui la prossima stagione venatoria 2017-2018 appare assolutamente non compatibile con la necessità di assicurare la riproduzione di tutte le specie rimaste, cacciabili o protette che siano. L’intraprendere ugualmente la pratica venatoria provocherebbe danni incommensurabili a patrimonio naturale e faunistico regionale, nazionale ed internazionale, né appare supportata da analisi di fatto o da valutazioni di incidenza l’ipotesi di aprire la stagione di caccia, con condizioni oggettive completamente diverse dalle precedenti, non curandosi della catastrofe ambientale in atto.
Ora la palla passa alle Regioni, tra i cui poteri vi è anche quello di posticipare, fino a sospendere, la stagione di caccia. La legge nazionale sulla tutela della fauna selvatica lo stabilisce chiaramente: la caccia può essere vietata “per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche, per malattie o altre calamità”.
E’ auspicabile una soluzione equilibrata che possa tenere conto delle esigenze di tutti i soggetti aventi interessi in materia, ma soprattutto non sono procrastinabili i provvedimenti volti a prevenire gli effetti deleteri delle catastrofi ambientali che, spesso, di naturale non hanno proprio nulla.
Vincenzo Iommazzo
