Wild Meg & The Mellow Cats – Scorched!

È sempre un bel momento quando si ascolta un disco e alla fine si realizza che è un bel lavoro, piacevole da ascoltare e riascoltare. È ciò che accade quando si avvia Schorced!, il CD di esordio di Wild Meg & The Mellows Cats.

Il gruppo nasce per volontà di Meg, cantante blues milanese affascinata dal rhythm’n’blues anni 50, che convince il chitarrista Matt Miglioli, il contrabbassista Andrea Pinamonte, il batterista Enrico Truzzi e il sassofonista Roberto Rossi a suonare insieme a lei. Ovviamente la bella voce è la sua, quella di Meg. Il disco è autoprodotto e probabilmente è la fortuna più grande per l’ascoltatore, che diversamente, forse, non avrebbe avuto la possibilità di intercettare ed ascoltare quest’ottimo lavoro e ancor di più non avrebbero conosciuto questo gruppo. In effetti si tratta di una scelta coraggiosa ma anche ambiziosa ed encomiabile quella di mettere insieme, nel disco di esordio, otto tracce di jump blues, ossia quel genere musicale che nella metà degli anni quaranta del secolo scorso era particolarmente apprezzato per il ritmo e per l’uso che veniva fatto della voce e degli strumenti a fiato. Influenzato dal jazz, il jump blues è considerato il precursore del rock & roll,  e questo lo si intuisce ascoltando questa musica che invita al ballo e al divertimento, tutte cose che quando si assiste ad un concerto dal vivo di Meg &C. si prova in prima persona.  Alcune note di copertina chiariscono senza ombra di dubbio lo spirito con il quale è stato realizzato questo ottimo disco, si tratta di un “tributo appassionato ad un mondo lontano ed affascinante nel quale la good-time music regnava padrona”.

Come sempre, anche in questa occasione, ho fatto parlare i protagonisti. Ecco cosa ci ha detto Meg.

Il vostro disco è una bella ventata di freschezza anni ’40/’50. Come mai avete scelto di cantare e suonare il jump blues?

Dunque, ad essere precisi più che jump blues, suoniamo rhythm and blues, sebbene siano generi cugini. La chitarra può ingannare i meno esperti, ma il contrabbasso e la batteria e la voce sono nettamente rhythm and blues. Ovviamente il termine può essere fuorviante e da non confondere con il “contemporary R&B” nato a partire dagli anni ’80 e contaminato da funk e soul. Come dicevo, il genere mi ha appassionato sin da subito. Ascolto e canto blues da diversi anni ormai e ho avuto esperienze e modo di apprezzarne le varie anime. Quello che più mi ha conquistato di questa musica, è il suo beat incalzante, nero, vicino alla gente e coinvolgente. Per noi musicisti è un’emozione impagabile vedere la gente che si diverte e danza sulle nostre note. E poi un altro aspetto. Se è vero che il blues più tradizionale racconta spesso di sofferenza, di abbandono, di amori distrutti, qui si raccontano allo stesso modo storie ma ironiche, con testi più o meno leggeri e passionali, e il ruolo dei/lle cosiddetti “shouter” cambia un pò anche il tipo di vocalità proposta. Ecco, tutto questo non ha fatto altro che alimentare la mia curiosità e voglia di iniziare una nuova avventura!

Perché “bruciata”? Da cosa? 

Scorched!, è diventato il titolo del disco un pò per gioco! Citando il testo del pezzo omonimo inserito nella track list “Bruciati dalle fiamme della passione”! Che altro aggiungere… che siamo tutti dei bei caratterini!?

Quella Cadillac in copertina e dentro il booklet è fantastica, e voi siete bellissimi in quella foto!

Grazie! Sì è davvero una bomba! Ci è stata gentilmente messa a disposizione per qualche scatto lo scorso settembre, in occasione della nostra partecipazione all’evento di chiusura del Moondogs International Rock n Roll Festival di Ravenna. Uno scatto fatto per caso e senza ausilio di grandi tecnologie!… non pensavamo sarebbe finita nel booklet di lì a breve!

Vi siete ispirati a grandi nomi come Etta James, Ruth Brown, raccontaci come avete selezionato i brani da includere nel disco e perché li avete scelti?

La selezione non è stata banale, data la quantità di materiale a disposizione, ma alla fine abbiamo scelto i brani ai quali eravamo più affezionati! In ognuno c’è un pezzettino di noi e ognuno ci ricorda dei momenti, anche live, particolari.

Quale brano preferisci, o meglio in quali ti senti (o vi sentite) più a tuo (a vostro) agio?

È una dura lotta, li adoro tutti! Se proprio vuoi un nome, potrei risponderti “Love me right…” per interpretazione e colore, ma come qualsiasi altro. Direi che non c’è un solo brano in particolare che preferiamo bensì è l’atmosfera che prediligiamo, e che abbiamo cercato di riproporre nel disco. Ecco spiegato il motivo della scelta di questi brani, in ognuno dei quali, come detto prima, ci rispecchiamo per motivi personali e a livello di ensemble. Per quel che riguarda il sentirsi a nostro agio, questo coinvolge il genere che suoniamo, che si estende quindi alla musica piuttosto che a una sola canzone.

Parliamo di te. Quale è il tuo percorso artistico. Hai studiato canto?

Il mi percorso è iniziato in terra pugliese, e precisamente a Bari, dove ho vissuto fino all’età di 25 anni, dove ho sperimentato dapprima il teatro, per una breve finestra una scuola di musical, per poi capire che…volevo dedicarmi alla musica e al canto! Amavo cantare ma non mi ero mai esibita, quanto ho preso per la prima volta un microfono in mano è stata un’emozione pazzesca. Ricordo ancora mia madre che non ne poteva più di sentimi cantare attaccata allo stereo del soggiorno tutti i santi pomeriggi! Contemporaneamente ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente molto stimolante musicalmente, molti dei miei compagni di liceo adesso sono musicisti o si dedicano comunque molto alla musica. Lo studio è venuto quando già avevo iniziato ad avere qualche esperienza a Milano e ho cominciato a prendere coscienza del mio strumento. Oltre a diversi workshop e percorsi didattici con insegnati meravigliosi quali Daniela Panetta, Gianna Montecalvo, Maurizio Zappatini, attualmente mi sto laureando in canto jazz presso i Corsi Civici di Jazz di Milano con Laura Fedele. E poi il mio amore per il blues, da sempre. Ho avuto anche io i miei “guru” e non finirò mai di ringraziare uno di questi, Angelo “Leadbelly” Rossi, per avermi voluto accanto a lui, nel 2011, nel progetto Groan Blues Spirit (Robert Johnson Day, Rollin’ and Tumblin Blues Festival -Correggio (RE), apertura del concerto di Sugar Blue al Cinema Teatro Sociale di Omegna, Festival Letterario Scrittrici Insieme a Samarate, Tributo a Cooper Terry con i Family Style, Brianza Open Jazz Festival… )

Che musica ascolti e a quali artisti ti ispiri?

I mie ascolti nel tempo sono cambiati. Per tanto tempo ho ascoltato prevalentemente blues, dal più rurale al più moderno, e tutt’ora è così, ma l’apertura verso il jazz mi ha incuriosito e arricchito tantissimo. Molti sono i nomi che potrei farti, ma te ne cito alcuni, tra le voci che amo …. Bessie Smith, Sister Rosetta Tharpe, Etta James, Billy Holiday, Sarah Vaughan, Nina Simone…

Quali sono gli artisti che oggi ti sembrano più rappresentativi, in altre parole come vedi la scena musicale italiana e internazionale?

Se parliamo di rhythm and blues gli artisti ad oggi più rappresentativi di questo genere sono americani, a mio modesto parere, per lo meno per la musica revival, o vintage. Per il moderno c’è spazio per tutti quelli che possono innovare e/o contaminare. La scena musicale italiana è complessa, ci sono tante realtà dove c’è fermento, materiale e humus per creare, ma sono poche le band o gli artisti che riescono ad arrivare ad un certo livello e all’estero.  La carenza di sempre meno posti dove fare e ascoltare musica live, di qualità, e di un pubblico giovane che si appassioni sicuramente non aiuta… ma qui il discorso e lungo e complesso!

Senza dubbio oggi il mercato discografico è profondamente mutato rispetto ad alcuni decenni or sono. Raccontaci come avete affrontato la realizzazione del vostro disco e quali sono le vostre aspettative.

Il desiderio di dedicarci ad un lavoro in studio, era nell’aria già da un po’, e nasce con l’idea di dare forma e corpo ad un sound personale. Fra le aspettative ci sono, sicuramente la vendita del disco ai nostri live, e non ultimo farci conoscere e ampliare il nostro pubblico. L’ aspettativa più grande è sicuramente di migliorare dal punto di vista tecnico e artistico per avere la possibilità di essere competitivi con l’estero e trovare una buona produzione, anzi…  Puntiamo in alto e ci aspettiamo quantomeno la top ten inglese con un singolo, parlando del nostro genere s’intende, non la top of the pop insieme a katy perry, suvvia!! A parte gli scherzi, fra i nostri obiettivi c’è quello di uscire, entro un anno, con un disco di brani originali.

A proposito di disco siete presenti su piattaforme streaming o avete scelto solo la presenza sul mercato nei negozi di dischi?

Attualmente il disco, uscito da poco, è disponibile ai nostri live. Stiamo vagliando varie possibilità per renderlo disponibile su piattaforme streaming, ma per ora sarà il principale canale di vendita.

Grazie Meg per il tempo che hai dedicato a questa intervista e speriamo di potervi vedere in concerto presto qui in Campania.

Nicola Olivieri

Nicola Olivieri