Palazzo di Città a Salerno: un esempio di Architettura Fascista
La città di Salerno è un grande contenitore di numerosissime opere di alto pregio storico-architettonico, ognuna delle quali rispecchia il particolare periodo culturale e sociale in cui si colloca spaziando dall’ alto medioevo fino ai nostri giorni. Un occhio attento noterà che, al di là dell’area del centro storico, la maggior parte delle architetture di rilievo sono, senza alcun dubbio, legate all’epoca fascista.Tra gli anno ‘20 e i ’30 dello scorso secolo, con l’approvazione del Piano Urbanistico Donzelli- Cavaccini ( 1922), difatti, si evidenzia l’esigenza un’ espansione della città verso oriente e lungo la costa, così come emerge anche nella proposta del Nuovo Impianto Urbanistico dell’Ing-Arch Camillo Guerra, dieci anni più tardi ( 1934 ).
Si realizzano proprio in questo periodo svariati edifici privati che rispecchiano, nello stile, le nuove volontà progettuali socio-politiche della nascente classe borghese. Assistiamo, in contemporanea, anche ad un’articolata realizzazione di opere pubbliche tra le quali : il Campo Sportivo denominato il “Littorio” , le Poste Centrali , il Seminario Regionale, il Palazzo di Citta’ e il Sanatorio.La più significativa ed emblematica dell’epoca fascista a Salerno è forse il Palazzo di Città. Quanti salernitani e non percorrono le strade ( la Lungomare da un lato e Via Roma dall’altro ) che lo fiancheggiano senza notare le sue peculiarità stilistiche, gli elementi che riecheggiano i fasti del fascismo, i simboli e tutte le parti che lo caratterizzano? Penso proprio pochissimi! Non tutti sanno, infatti, che la volumetria presenta caratteristiche peculiari sia dal punto di vista architettonico che storico.
Nominato nel Settembre del 1928 Ingegnere Capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Salerno, il napoletano Camillo Guerra iniziò subito la realizzazione dei primi schizzi progettuali per il nuovo Palazzo di Città. Fin dai primordi progettuali l’elemento più saliente è il porticato al piano terra, presente poi nel progetto quasi definitivo del 1929 e in quello del 1934 in cui i portici sono posizionati sul lato nord, ovest e in parte sul versante meridionale. Dopo una ulteriore rielaborazione del progetto , nel 1934 tutto l’apparato decorativo dettato da stilemi d’ispirazione barocca (bugnato nel basamento , cornici alle finestre , timpani spezzati e l’uso di elementi di matrice neoclassica ) viene totalmente purificato. Nel 1936 ( 21 Aprile ) il Palazzo viene inaugurato, mentre nel Gennaio dell’anno successivo vengono insediati tutti i suoi uffici.Rimangono i simboli del Regime fascista, nelle sue parti decorative e nelle frasi poste lungo i prospetti del Palazzo . Nella parte alta del volume possiamo notare, infatti, modelli nudi con il fascio littorio, sculture di frutta e prue di navi ad angolo. Di particolare bellezza è lo scalone monumentale o di onore, posto all’interno del cortile con una vetrata del maestro Antonio Perotti, raffigurante al suo centro il Santo Patrono San Matteo (anni ‘ 90) e adornato da particolari corpi illuminanti ( simil fontane ), posizionati in nicchie laterali di gusto tardo Art Déco, con i suoi mosaici colorati di rosso, oro e blu che rappresentano i colori del Municipio di Salerno.
La superficie del pian terreno è occupata in buona parte dal Cinema-Teatro, molto grande con capacità di 1600 posti e caratterizzato da un particolare studio dell’illuminazione diffusa proveniente dalla volta, armoniosa , decorata con lacunari in vetro.Il primo piano del fabbricato, il più interessante, è caratterizzato da una serie di sale molto particolari tra cui il Salone di Rappresentanza ( Salone dei Marmi ) e la Sala della Consulta ( Sala del Gonfalone ).
Ho potuto visionare anche con un pizzico di emozione, all’interno del Salone dei Marmi, i magnifici fregi del grande artista salernitano Pasquale Avallone che raccontano la storia della città dai suoi primordifino al fascismo. Come si evidenzia nel libro “ Il fregio di Pasquale Avallone nel Salone di Rappresentanza di Palazzo di Città” : “…….il pittore racconta e rilegge gli episodi in una luce trasfiguratrice, con un linguaggio ora epico, ora lirico, facendo risaltare un personaggio o un gruppo, simboli narrativi della fabula e dei suoi più riposti, ma non per questo meno leggibili significati”.
Soffermandomi, poi, lungo l’ambulacro, ho potuto ammirare anche i tre gruppi scultorei bronzei del Chiaromonte. In realtà l’artista ne aveva realizzati quattro a ornamenti dei fronti dell’edificio, ma solo quello raffigurante la “ Marcia su Roma” (disrutto nel 1944, come si evince da una foto del Maiorano ) fu posizionato sul fronte nord, gli altri mai! Le tre sculture rappresentano: la Fecondità della terra, simbolo più alto della propaganda fascista, poi Il Guiscardo a Salerno e infine Gegorio VII a Salerno.
Le opere furono tutte realizzate tra il 1936 e il ’37 presso la fonderia Chiurazzi. Devo dire, infine , che sono rimasto davvero affascinato anche dalla bellezza della Sala del Gonfalone illuminata da lacunari in vetrocemento e da una vetrata posta sul lato sud. Il tutto è ingentilito da ulteriori dipinti di Avallone raffiguranti “Il Risparmio”, “L’Industria” , “ L’Agricoltura” e “ Il Commercio” del 1930 e accompagnati da due altorilievi in alabastrino di Arturo Beraglia “ L’Agricoltura” e “I Traffici marittimi”.
Daniele Magliano
Fotografie a cura dell’Architetto Daniele Magliano
