Australia, canti aborigeni in un mondo di stelle a testa in giù

Taccuino di viaggio –

di Valeria Saggese

È proprio nel momento in cui ti soffermi a guardare le stelle che ti accorgi di essere dall’altro capo del mondo. Ai miei occhi appaiono costellazioni sconosciute, ma anche quelle più familiari come Orione mi sembrano siano a testa in giù. All’inizio credevo fosse solo una mia sensazione invece, documentandomi, realizzo che anche il verso della rotazione è invertito. Ogni notte alzo lo sguardo e mi godo l’universo che mi circonda. Qui il cielo è popolato da molte più stelle rispetto a quello a cui sono abituata a vedere in Italia.

Sono nell’estremità sud orientale dell’Australia, nello Stato di Victoria. 

A ovest l’oceano Indiano, a est l’oceano Pacifico e di fronte a me la Tasmania. Trattengo il fiato dall’emozione e penso che da qui il Polo sud è davvero vicino. A solo un’ora e mezza dalla capitale c’è Philip Island dove vivono pinguini. Melbourne è una città viva ma che ha un ritmo di vita più lento rispetto alle città europee e ancor più che in America, qui si sente forte il clima della colonizzazione e dell’immigrazione.

Flinders Station, con la sua facciata in stile edoardiano, mi fa ritornare indietro a inizi del ‘900 e se non fosse per i grattacieli, si sente forte l’aria del Regno Unito di quell’epoca. Anche qui, come oltre Manica, la guida è a sinistra.

In questa stazione ci vengo spesso perché è un punto di ritrovo e poi perché prendo il treno che mi porta in qualche località balneare della baia di Melbourne, come Brighton beach, o Sandringham. Anche i nomi riportano all’Inghilterra, anche se poi scopro che poco distante ci sono località con nomi italiani, come Sorrento o Sanremo.

Passeggiando per le strade della città che per l’occasione diventano pista del gran premio di Formula 1, oppure attraversando il bellissimo orto botanico, penso inevitabilmente agli abitanti originari dell’Australia. Come i Nativi delle Americhe, anche qui gli aborigeni sono stati in gran parte sterminati e quei pochi che restano vivono ai margini in condizioni indegne. Quelli che sono riusciti a integrarsi sono perlopiù artisti o musicisti. Il didgeridoo è lo strumento musicale sciamanico tipico ricavato da un ramo di eucalipto.

I Nativi hanno una grande eredità spirituale e come tutte le altre tribù hanno sempre vissuto nel rispetto dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. Davano valore a ogni attimo vissuto sul loro cammino, così racchiudevano le esperienze in canti che poi tramandavano, creando una mappa fatta di musica, dove il corpo, la terra e il suono diventavano le coordinate per poterla attraversare. I loro dipinti e disegni sono ricchi di colori meravigliosi, molti dei quali realizzati con un numero infinito di puntini  a rappresentare gli itinerari di viaggi degli Esseri Arcaici. Io non resisto e compro dei batik. Su uno c’è il Serpente arcobaleno creatura leggendaria trovata anche nelle pitture rupestri. Anche il tipico boomerang, così come il didgeridoo è decorato e colorato con pitture tradizionali aborigene e mi imbatto facilmente in negozi che vendono la bellissima pietra opale.Ciò che mi affascina tantissimo di questi luoghi è la natura,  gli animali. I pappagalli Cacatua, quelli bianchi con la cresta gialla, mi fanno sempre compagnia. Sono nel giardino e quando mi affaccio alla finestra li osservo. Mi sembrano persone che si fermano a chiacchierare.  La prima volta che vedo i koala e i canguri mi emoziono come una bambina; li avevo visti solo nei cartoni animati e non mi sembra vero che esistano davvero!

Lo Stato di Victoria è famoso per il Great Ocean Road,  la strada panoramica più affascinante d’Australia. Partendo da Melbourne, in meno di quattro ore, passando per Apollo Bay, una delle famose baie dei surfisti, e godendo di spettacolari viste mozzafiato, arrivo ai 12 Apostoli, insolite formazioni rocciose che in contrasto con le onde dell’oceano creano uno scenario senza precedenti. La natura di questo continente è davvero stupefacente.

foto a cura di Valeria Saggese

Valeria Saggese

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