SOS Parchi: il WWF scrive alla Regione Campania
Anche Legambiente, LIPU e Federparchi lanciano l’allarme. -di Vincenzo Iommazzo-
Non è raro il caso che le modifiche ad una legge, pur magari apportate con buone intenzioni, vengano percepite come peggiorative dell’esistente. Questo rischio sembra correre l’annunciata modifica all’articolo 8 della legge regionale n° 33 in materia di aree naturali protette. Le associazioni ambientaliste Wwf, Legambiente, Lipu e Federparchi lanciano l’allarme con un comunicato che denuncia la volontà, a livello nazionale e regionale, di svuotare i parchi e le aree protette di autonomia e dei fondamentali contenuti di tutela ambientale, per porre invece l’accento su aspetti di marketing territoriale e di promozione turistica.
Anche la nuova legge nazionale approvata dal Senato ed ora in discussione alla Camera, contiene elementi per ribaltare parti della normativa in vigore. Quest’ultima proibisce la nomina di presidenti che ricoprono cariche elettive o che non siano in grado di esibire un curriculum testimoniante competenze in materia di conservazione della natura e dell’ambiente. Competenze peraltro possibili da acquisire in Campania grazie a specifici corsi universitari attivi da anni.
L’emendamento in discussione, invece, rende possibile nominare alla presidenza degli Enti figure già impegnate in ruoli elettivi o non in possesso di specifica preparazione in materia ambientale. Cambia anche il criterio di scelta del direttore finora nominato dal Ministero dell’Ambiente, ma che dopo potrà essere assunto direttamente dal presidente e, sempre, non necessariamente competente nei settori di cui si dovrà occupare. In tal modo, presidente e direttore potrebbero non saper distinguere una pianta di carciofo da una di finocchio, con buona pace della qualità e della rispondenza degli indirizzi strategici da fornire per la salvaguardia dell’ecosistema territoriale.
Cambiano le norme per la composizione dei consigli direttivi a scapito della componente scientifica, nulla si dispone per superare la lamentata scarsità di organici e migliorare l’efficacia della sorveglianza dei territori gestiti, anche alla luce dello smembramento degli organismi di vigilanza provinciale e della nuova veste assunta dal Corpo Forestale dello Stato transitato in altri Enti. Insomma, non sembra questa la strada per rilanciare aree protette e parchi pur bisognosi di miglioramenti organizzativi e di acquisizione di risorse.
Ogni sincero ambientalista non dorme sonni tranquilli, in quanto dalle proposte presentate sembra evidenziarsi un allontanamento dalle tematiche naturalistiche che, invece, dai cittadini e dalle associazioni cominciano ad essere ritenute prioritarie per la salvaguardia e lo sviluppo sostenibile del paese. Togliere o attenuare gradatamente gli ostacoli allo sfruttamento sregolato delle risorse naturali, conquistati in decenni di impegno e di attenzione, non costituisce un buon segnale per il consolidamento della cultura del Bene Comune in generale.
.
.