Chi va piano va sano e va lontano nel mare di Salerno
Ci pensa l’Ente Nazionale Protezione Animali della nostra provincia-
Il cinema e la letteratura hanno spesso affibbiato ai rettili l’immagine dell’animale inquietante e subdolo, dipingendolo brutto e aggressivo, quando non oggetto di trasformazioni genetiche per mettere il pianeta in pericolo.
Ci credereste allora che è classificata come rettile la mansueta e signorile tartaruga assunta addirittura come simbolo di coraggio e pazienza da molti antichi popoli del mediterraneo?
La specie, apparsa sulla terra alcuni milioni di anni fa, oggi risulta in pericolo a causa di vari fattori ambientali e antropici ed è sotto tutela di associazioni e istituzioni che stanno raggiungendo buoni risultati nella salvaguardia degli animali.
A tal proposito è partita una stretta collaborazione tra l’Enpa di Salerno e la Stazione zoologica “Anton Dohrn” di Napoli sul tema della tutela della biodiversità dell’ambiente e sulla salvaguardia delle tartarughe marine Caretta-Caretta. L’esigenza è nata a fronte del moltiplicarsi dei siti di nidificazione sulle coste del salernitano favorito dall’aumento della temperatura del “mare nostrum”.
Nel corso di un recente convegno, la biologa Sandra Hochscheid ha illustrato caratteristiche e stili di vita delle tartarughe marine, animali terrestri e acquatici che possono compiere apnee che durano fino a dieci ore, ma che quando hanno bisogno di riscaldarsi possono restare lungamente in superficie galleggiando con il carapace esposto al sole. Lente sulla terra, in acqua possono raggiungere nuotando anche i trenta chilometri all’ora.
Depongono le uova, grandi come palline di ping-pong, in buche scavate nella sabbia e si allontanano senza provvedere alla covata. Al dischiudersi della nidiata, dopo circa cinquanta giorni dalla deposizione, le piccole tartarughe si dirigono subito verso il mare ed ivi giunte nuotano ininterrottamente per oltre 24 ore allontanandosi dalla costa.
E’ evidente che questo ciclo richiede protezione per consentire al maggior numero di neonati di sopravvivere.
Il prezioso, infaticabile lavoro dei volontari dell’Enpa sulle coste cilentane ha permesso, nell’ultimo anno, di tenere sotto controllo sette nidi e più di trecento nuovi nati.
Aiutati dalle segnalazioni dei bagnanti, biologi e volontari mettono in sicurezza i nidi e presidiano le zone, facendo da argine ai troppo “curiosi” e alle mareggiate. Non mancano stand informativi sull’importanza del mare e della sua biodiversità.
Compito dei volontari è stringere rapporti con i gestori dei lidi spiegando l’eccezionalità di quanto sta accadendo e anche con i pescatori che vengono spinti a contattare gli organi preposti quando si trovano esemplari di tartarughe in difficoltà. Proprio a questo proposito, interessante per i presenti è stato apprendere come si possono riconoscere le tracce lasciate dalle femmine adulte di tartaruga sull’ arenile quando vanno a deporre le uova e le piccole impronte lasciate dai nascituri nella fuga verso il mare.
E quando si dovessero trovare nelle reti esemplari feriti o in difficoltà? Niente paura, la Stazione zoologica di Napoli ha sviluppato da tempo un programma di recupero di animali per riabilitarli e reinserirli nel loro ambiente naturale, monitorandone i movimenti ed il comportamento con dispositivi satellitari opportunamente applicati.
Per far fronte al numero crescente di tartarughe marine che richiedono cure specialistiche l’istituto aprì nel 2004 il “Turtle Point” divenuto in breve meta di visite per bambini ed adulti desiderosi di conoscere animali e storie collegate ad essi e all’ ecosistema marino da conservare.
Addirittura è stato annunciato che entro l’estate verrà aperto un nuovo e più ampio acquario messo a disposizione dal Comune di Portici negli ampi spazi dell’ex Macello comunale.
In realtà si tratta di un moderno e funzionale “Centro Ricerche” per il Mediterraneo nel quale troverà spazio la sezione per il recupero delle tartarughe marine con un numero di vasche superiore all’attuale e con attrezzature tecnologiche in grado di migliorare la comprensione di aspetti ancora poco conosciuti della loro biologia.
Ce n’è abbastanza per soddisfare le curiosità di visitatori di tutte le età e per avvicinare i giovani al rispetto della natura e della straordinaria risorsa mare. Non trascurabile il richiamo per ricercatori e studiosi e l’attrattiva turistica che può esercitare questa nuova e stavolta positiva “colonizzazione” delle nostre spiagge.
